Presentato il 4° Rapporto sull'Economia Circolare in Italia a cura del Circular Economy Network

Data: 
08/04/2022

Il 4° Rapporto sull’Economia Circolare in Italia 2022 del CEN (Circular Economy Network) è stato presentato questa settimana a Roma, in un momento storico difficile e drammatico per gli eventi accaduti - la pandemia, poi l’invasione dell’Ucraina - che hanno avuto pesanti risvolti anche economici: il rialzo dei prezzi delle materie prime e difficoltà e ritardi nelle forniture che stanno causando rilevanti ostacoli alle attività di molte imprese.

Entriamo nel dettaglio del Report:

Il tasso di circolarità a livello globale scende Tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità è sceso dal 9,1% all’8,6% (Circularity Gap Report). Questo andamento negativo dipende dall’aumento dei consumi, che negli ultimi cinque anni sono cresciuti di oltre l’8% (da 92,8 a 100,6 miliardi di tonnellate), a fronte di un incremento del riutilizzo di appena il 3% (da 8,4 a 8,6 miliardi di tonnellate).

Tasso di utilizzo circolare di materia che viene definito come il rapporto tra l’uso circolare di materia e l’uso complessivo (cioè l’uso proveniente da materie prime vergini e da materie riciclate).  Nel 2020, ultimo anno disponibile di dati, nell’UE il tasso di utilizzo circolare di materia è stato pari al 12,8%. In Italia il valore ha raggiunto il 21,6%, secondo solamente a quello della Francia (22,2%).

Produttività delle risorse Positivo per l’Italia anche l’andamento negli ultimi dieci anni della produttività delle risorse. L’aumento medio europeo è del 17%, quello italiano del 42%.

Consumo di energia rinnovabile Per quanto riguarda la quota di energia rinnovabile utilizzata sul consumo totale lordo di energia, in Europa si è registrato un trend crescente di circa il 5% tra il 2010 e il 2019, arrivando all’ultimo anno di analisi al 19,7%. Tra i cinque Paesi osservati (Italia, Francia, Germania, Polonia, Spagna), quello con la quota maggiore di energia rinnovabile sul consumo totale lordo di energia è la Spagna (18,4%), seguita dall’Italia con il 18,2%.

Gestione dei rifiuti e consumo di materiali Per l’Europa la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti nel 2018 è stata pari al 35,2% (cioè 822 Mt). La quota rimanente è stata avviata a recupero energetico (130 Mt) o a smaltimento in discarica (970 Mt). In Italia la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti ha quasi raggiunto il 68% - è il dato più elevato dell’Unione europea. Cresciuto di 9 punti percentuali tra il 2010 e il 2018 a fronte di una media europea pressoché invariata. Quanto ai rifiuti speciali (quelli prodotti da industrie e aziende) i dati del 2018 indicano che nell’Unione europea per ogni mille euro di PIL generati sono stati prodotti circa 700 kg di rifiuti speciali - l’Italia è a 380 kg.

Consumo di suolo ed Ecoinnovazione Su questi due temi l’Italia appare in difficoltà: nel 2018 nel’UE a 27 Paesi risultava coperto da superficie artificiale il 4,2% del territorio, la Polonia era al 3,6%, la Spagna al 3,7%, la Francia al 5,6%, l’Italia al 7,1%, la Germania al 7,6%. Riguardo all’ecoinnovazione, nel 2021 l’Italia ha una posizione arretrata: dal punto di vista degli investimenti, è al 13° posto nell’UE. I Paesi leader sono: Danimarca, Finlandia, Svezia, Lussemburgo e Germania.

Riparazione dei beni Anche in questo campo le notizie non sono positive. Il rapporto analizza tre indicatori: numero di imprese, fatturato e numero di occupati. In Italia nel 2019 più di 23.000 aziende lavoravano alla riparazione di beni elettronici, vestiario, calzature, orologi, gioielli, mobilia, ecc. Meglio di noi fa la Francia (oltre 33.700 imprese) e la Spagna (poco più di 28.300). In questo settore abbiamo perso però quasi 5.000 aziende (circa il 20%) rispetto al 2010. Per quanto riguarda l’occupazione, gli addetti nelle imprese di riparazione operanti in Italia nel 2019 sono stati oltre 12.000, in calo di un migliaio rispetto all’anno precedente e diminuiti di circa duemila unità rispetto al 2010.

 

La classifica complessiva di circolarità è basata su 7 indicatori: il tasso di riciclo complessivo dei rifiuti, urbani e speciali; il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo; la produttività delle risorse; il rapporto fra la produzione dei rifiuti e il consumo di materiali; la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale lordo di energia; la riparazione; il consumo di suolo. L’Italia e la Francia sono i Paesi che fanno registrare le migliori performance di circolarità, totalizzando 19 punti ciascuno.

Prospettive L’Italia dunque occupa una buona posizione in Europa sul fronte dell’economia circolare, ma le sue prestazioni non le consentono al momento di raggiungere gli obiettivi che il quadro economico attuale, richiede; a questo proposito è importante ricordare che il nuovo Piano di azione europeo per l’economia circolare ha l’obiettivo di accelerare la transizione verso un’economia circolare e rigenerativa, con una particolare attenzione alla progettazione di prodotti sostenibili, alla circolarità nei processi produttivi e nei settori a più alta intensità di risorse e ad alto impatto ambientale. E’ necessario, quindi, per raggiungere gli obiettivi, dare rapida e piena attuazione alle misure contenute nel PNRR, definire un’efficace Strategia nazionale per l’economia circolare, realizzare gli investimenti per gli impianti, semplificare le procedure per l’end of waste, rafforzare gli strumenti di politica industriale a sostegno degli investimenti delle imprese in direzione della circolarità. Tra le iniziative previste per lo sviluppo della circolarità nei processi produttivi, particolare rilievo hanno quelle riguardanti due campi: la progettazione ecocompatibile dei prodotti e la circolarità dei processi produttivi. Dal punto di vista dei consumi, invece, si punta a garantire che i consumatori ricevano informazioni attendibili sulla durata di vita e riparabilità dei prodotti: si tratta del cosiddetto “diritto alla riparabilità” per contrastare l’obsolescenza prematura dei prodotti, soprattutto di quelli tecnologici, e garantire obiettivi minimi obbligatori in materia di appalti pubblici verdi.

In conclusione, in un contesto che, come abbiamo visto, non è del tutto positivo sotto il profilo dell’economia circolare, l’Italia comunque è riuscita a contenere i danni e migliorare alcuni indicatori di circolarità meglio degli altri paesi dell’Unione Europea.

 

La presenta nota è stata realizzata sulla base del Report Completo e sulla relativa Sintesi: 4° RAPPORTO SULL’ECONOMIA CIRCOLARE IN ITALIA

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